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Repubblica Digitale: chiamata alle armi per attivisti contro l’analfabetismo digitale.

Il Team per la trasformazione digitale, “capitanati” da Luca Attias affrontano il tema del digital divide nel nostro Paese.

Sentiamo spesso parlare di “cittadinanza digitale” come di una priorità per il nostro Paese: permettere ad ogni cittadino di avere accesso ai servizi e partecipare alla vita democratica del Paese attraverso le tecnologie digitali, utilizzando lo smartphone o il pc.

Il concetto di cittadinanza digitale è al centro del lavoro del Team per la Trasformazione Digitale: dalle piattaforme abilitanti, come Spid e pagoPA, al progetto IO per un’app dei servizi pubblici, tutti i nostri progetti tendono a mettere il cittadino al centro dei servizi pubblici e a permettergli di interagire con lo Stato attraverso canali e strumenti digitali.

Questo percorso si scontra con un limite serio: l’inclusione. Una questione da cui non possiamo prescindere se vogliamo che la trasformazione digitale sia un progresso che riguardi tutti, un asset democratico per lo sviluppo del nostro Paese.

Digital divide nation

Secondo le stime dell’Organizzazione per il commercio e lo sviluppo economico (Ocse) in Italia circa il 26 per cento della popolazione tra 16 e 74 anni non ha mai navigato in rete (la media Ocse è del 14 per cento). Stiamo parlando di circa 10 milioni di cittadini italiani che semplicemente non utilizzano internet.

Anche per quanto riguarda il restante 74 per cento della popolazione adulta, dobbiamo considerare in che modo e con che livello di consapevolezza queste persone utilizzano il web. Ad esempio:

  • solo il 24 per cento dei cittadini italiani utilizza internet per accedere ai servizi pubblici (in questo caso il gap con la media Ocse del 57 per cento è ancora più ampio);
  • tra i Paesi industrializzati, l’Italia è uno di quelli che utilizza più contante (205,7 miliardi di Euro nel 2018), mentre il 50 per cento della popolazione non ha effettuato neppure un acquisto online nell’ultimo anno.

Sono numeri che fotografano una situazione di profondo digital divide in Italia, con conseguenze gravi sul tessuto economico e sociale del Paese: assenza di trasparenza, malcostume, corruzione, riciclaggio, evasione. Un Paese complessivamente arretrato, in cui non trovano collocazione le nuove competenze e le nuove professioni. Un Paese che non garantisce servizi adeguati ai propri cittadini, che quindi percepiscono ingiustizia e sfiducia nello Stato, con tutti gli effetti negativi che ne conseguono. Un Paese che guarda troppo poco al futuro.

Con l’espressione «digital divide» ci si riferisce al divario esistente fra singoli individui, gruppi sociali, imprese e Stati nazionali, in riferimento all’accesso, reperimento e fruibilità delle informazioni, all’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie, alla concreta disponibilità di adeguati strumenti tecnologici, all’interazione conscia con i social network, all’impiego responsabile dei social media ed al mantenimento di un’efficiente capacità di avvalersi, soprattutto tra i professionisti del digitale, delle tecnologie innovative e delle potenzialità della società dell’informazione e dei nuovi dispositivi, al trascorrere del tempo, al mutare del contesto sociale, culturale e politico ed in seguito a variazioni delle condizioni lavorative o economiche.

(“Mind the gap!”, Luca Attias, Michele Melchionda, Maurizio Piacitelli, Alessandro Ruggiero. Dalla “Rivista elettronica di Diritto, Economia, Management”)

Per questo parliamo spesso di “emergenza digitale”: un fenomeno trasversale a tanti problemi del nostro Paese, come la disoccupazione, la fuga dei cervelli, la sanità, l’istruzione, la legalità, l’evasione fiscale. Per questo abbiamo deciso di impegnarci nel progetto Repubblica Digitale, convinti che:

  • sia necessario affrontare questa emergenza in modo serio e strutturale, per contrastare gli altri problemi del Paese;
  • non sia sufficiente sviluppare servizi digitali innovativi se contestualmente non affrontiamo il tema dell’inclusione.

L’Italia, una Repubblica Digitale

Nei mesi scorsi abbiamo lanciato l’iniziativa Repubblica Digitale, iniziando un percorso di partnership tra pubblico e privato per l’inclusione della popolazione nel corretto utilizzo delle tecnologie e dei servizi digitali. Repubblica Digitale è prima di tutto un Manifesto, che si basa su tre principi:

  • Cultura informatica e competenze digitali sono requisiti essenziali della cittadinanza. Per questo pubblico e privato devono investire risorse per combattere ogni forma di analfabetismo digitale anche attraverso la scuola, l’Università e i mezzi di comunicazione di massa.
  • La tecnologia digitale può favorire lo sviluppo di una nuova forma di cittadinanza basata su informazione di qualità, partecipazione alle deliberazioni, interazione civica e su un rapporto più efficace tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Pubblico e privato devono rendere disponibili i propri servizi in forma digitale in maniera accessibile e a misura di cittadino senza creare nuove barriere tecnologiche e abbattendo quelle esistenti.
  • Il digitale può diventare uno spazio di eguaglianza e di sviluppo delle comunità e degli individui. Pubblico e privato contribuiscono all’eliminazione di ogni ostacolo di ordine sociale, economico, geografico, tecnologico e culturale che può impedire di fatto l’uguaglianza tra i cittadini nell’utilizzo dei servizi pubblici e privati digitali e nell’accesso alle opportunità offerte dal digitale. Il digitale deve essere etico e antropocentrico.

Con la pubblicazione del Manifesto per la Repubblica digitale abbiamo aperto una chiamata a tutti i soggetti pubblici e privati sul tema dell’inclusione digitale. Abbiamo invitato amministrazioni pubbliche, imprese e associazioni a ideare e proporre progetti e iniziative di inclusione digitale che:

  • siano realizzabili in un arco di 12 mesi dall’adesione;
  • siano coerenti con gli scopi e lo spirito del Manifesto;
  • abbiano un impatto misurabile con delle metriche ben definite.

In questi primi mesi di vita sono tanti i soggetti che hanno risposto alla nostra chiamata, sia dal mondo privato (come Google, Fondazione IBM Italia, Facebook, Italian Linux Society, Fondazione Mondo Digitale, Intesa Sanpaolo e tanti altri) che dal mondo pubblico (ad esempio i Comuni di Roma, Milano, Venezia, ma anche Aci informatica o il Consorzio Universitario per l’Informatica e tanti altri). I progetti proposti sono stati di varia natura, alcuni di grande portata, come l’idea di TIM di avviare percorsi formativi di “alfabetizzazione digitale” a vari livelli in tutto il Paese, altri di dimensioni più contenute ma di impatto molto significativo, come l’iniziativa della Trentino School of Management di avviare un progetto formativo triennale per diffondere le competenze digitali al personale della Pubblica Amministrazione in Trentino.

Uno dei punti fondamentali di tutti i percorsi è il coinvolgimento di tutto il personale in modo condiviso ed inclusivo; i percorsi, partendo da un livello base, consentono la fruizione a tutte le funzioni della P.A. (da quelle più operative a quelle di management), con linguaggio semplice ed immediato. Un personale preparato sul digitale è in grado di governare i processi interni in un’ottica di semplificazione burocratica ed efficientamento della P.A. a diretto vantaggio dei cittadini e delle imprese.

(dalla presentazione del progetto ioDigitale della Trentino School of Management)

Partecipa a Repubblica Digitale

Gli obiettivi che ci siamo posti con il progetto Repubblica Digitale sono molto più che ambiziosi: ridurre il digital divide, aumentando la capacità e la consapevolezza delle persone nell’usare i vantaggi delle tecnologie digitali. Per raggiungere obiettivi del genere è necessaria l’adesione più ampia possibile al progetto da parte di tutti.

Con questo post rinnoviamo l’invito a sottoscrivere il Manifesto e a proporci un’iniziativa coerente con i suoi principi, che raggiunga il maggior numero possibile di persone, ma soprattutto abbia un impatto significativo nell’inclusione digitale e nella riduzione del digital divide. Iniziative che possano portare un contributo nella strada verso dei servizi digitali efficienti, accessibili, inclusivi, a disposizione di tutti, etici.

Fonte: TeamDigitale

Michele Russo: Partenopeo, ingegnere Informatico. Lavoro come Software Engineer in Maggioli dal 2016 per l'area Portali, nello specifico JcityGov, portale per i servizi al cittadino. Amo tutto quello che contiene bit. La mia vita privata resta privata ;)
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