X
    Categories: blog

Immuni

Il Governo, e non la task force, ha scelto a chi affidare il progetto dell’app di contact-tracing per “difenderci” dal contagio di Covid-19. Vediamo insieme di cosa si stratta.

L’app che sarà utilizzata in Italia per il contenimento del contagio nella cosiddetta “fase 2” si chiamerà Immuni. Al momento non se ne può vedere alcuna demo, né sarà ancora disponibile per alcune settimane, ma da alcune ora è noto chi la andrà a produrre ed alcuni primi dettagli sulla forma contrattuale del rilascio.

Qui il contratto di aggiudicazione: http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/CSCovid19_Ord_10-2020.pdf

Tra le premesse alle disposizioni finali, si legge che “la società Bending Spoons S.p.a., esclusivamente per spirito di solidarietà e, quindi, al solo scopo di fornire il proprio contributo, volontario e personale, utile per fronteggiare l’emergenza Covid-19 in atto, ha manifestato la volontà di concedere in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua […] il codice sorgente e tutte le componenti applicative facenti parte del sistema di contact tracing già sviluppate, nonché, per le medesime ragioni e motivazioni e sempre a titolo gratuito, ha manifestato la propria disponibilità a completare gli sviluppi informatici che si renderanno necessari per consentire la messa in esercizio del sistema nazionale di contact tracing digitale“. 
La Bending Spoons o gli “spooners” ad oggi risulta avere in portfolio app quali “Yoga Wave”, “30 day fitness”, “Slideshow”, “ReadIt”, “Video Music”, “Live Quiz”, “Crashlands” e altre ancora. 

Sebbene il nome “Bending Spoons” possa essere nuovo ai più, in realtà il gruppo è noto e solido, sviluppa app molto diffuse e ha basi sicuramente ben fondate. I fondatori sono Luca Querella, Francesco Patarnello, Luca Ferrari e Matteo Danieli, ma le cronache degli ultimi mesi avevano già messo in luce in modo esplicito quale fosse il quadro societario sotteso alla proprietà. Tre i nomi in modo particolare, le cui quote assommano complessivamente al 5,7% del capitale complessivo:

  • H14
  • NUO Capital
  • StarTip

La H14 S.p.A., in particolare, è “an Italian family office headquartered in Milan” e si qualifica come la holding di Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi (figli di Silvio Berlusconi e Veronica Lario). La stessa H14 è proprietaria di una cospicua fetta del gruppo Fininvest (nesso che lega direttamente i figli di Silvio Berlusconi con i dividenti del gruppo) ed è altresì a capo di altri investimenti tra i quali figurano nomi del calibro di FlixBus.

Per contro StarTip è controllata al 100% dalla Tamburi Investment Partners S.p.A., è direttamente correlata a nomi quali Alkemy, Buzzoole, Digital Magics o Talent Garden, e vive quindi sotto lo stesso tetto di un portfolio investimenti che annovera Amplifon, Moncler, iGuzzini, Hugo Boss, Ferrari ed Eataly.

L’analisi più completa del pacchetto azionario, insomma, conferma da una parte il coinvolgimento della famiglia Berlusconi, ma in parallelo ne diluisce fortemente il ruolo nella compagine e soprattutto affianca il nome dell’ex-Presidente del Consiglio con vari altri grandi nomi dell’imprenditoria italiana.

L’app sarà concessa a titolo gratuito, sviluppata da un gruppo con solida esperienza internazionale nello sviluppo sulle due maggiori piattaforme e sarà disponibile secondo le prime indicazioni trapelate entro alcune settimane. Al momento non v’è cenno all’interazione con la piattaforma immaginata da Apple e Google per il tracciamento, ma è del tutto presumibile che le parti opereranno in sinergia; nota, invece, la collaborazione in fase di sviluppo con il Centro medico Santagostino.

L’app è stata scelta, come da indicazioni del testo di nomina, a seguito delle valutazioni del “gruppo di lavoro data-driven per l’emergenza Covid-19“: varie le proposte ricevute, ma la proposta della Bending Spoons è quella “ritenuta più idonea per la sua capacità di contribuire tempestivamente all’azione di contrasto del virus, per la conformità al modello europeo delineato dal Consorzio PEPP-PT e per le garanzie che offre per il rispetto della privacy“. Il suo funzionamento non si basa sulla geolocalizzazione GPS, ma sulle connessioni Bluetooth circostanti sulle quali vi sarà tracciamento per le notifiche successive come da progetto già tracciato a Cupertino e Mountain View.

Quel che sappiamo ad oggi è che l’uso sarà facoltativo, ma che per avere un impatto importante l’app dovrà essere scaricata ed utilizzata (con tanto di attivazione della connessione Bluetooth) da almeno il 60% della popolazione. L’elemento chiave sembra essere proprio quello quantitativo: gli sviluppatori riusciranno a farcire l’app di servizi al punto da renderla utile ad una molteplicità di funzioni e quindi tale da renderne “forzato” l’uso? Ed è questa la migliore delle strategie per contenere il contagio? Considerando che il tasso di mortalità è altissimo negli anziani, siamo proprio sicuri che un’app risolve il problema? Sicuramente è una delle strategie, non l’unica, ma si tratta di un’app concessa a titolo gratuito, e da come dicono sarà open source, sviluppata in breve tempo e potenzialmente in grado di fornire indicazioni valide per il distanziamento sociale e le potenzialità di contagio: ogni giudizio rimane sospeso, in attesa di valutarne le singole funzionalità.

Secondo Arcuri, commissario straordinario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere necessarie a far fronte all’emergenza COVID-19, solo attraverso uno stretto monitoraggio dei contagi si potrà immaginare una reazione immediata dello Stato, ad esempio isolando rapidamente possibili focolai. In realtà ad oggi non è ancora chiaro cosa succeda in caso di notifica di un contatto pericoloso registrato da Immuni, ma è da immaginare un protocollo d’azione che minimizzi gli interventi e massimizzi l’ostruzionismo nei confronti del virus.

Arcuri nega l’ipotesi dei braccialetti di tracciamento per gli anziani, spergiura attenzione nei confronti della privacy e nega la possibilità che l’app possa essere installata sotto obbligo di Stato. Parole meno chiare, invece, sono relative alle azioni “coercitive”, lasciando intendere come avere l’app possa offrire vie preferenziali alle cure (cosa ovviamente contraria alla logica, ma una maggior chiarezza avrebbe probabilmente aiutato ad allontanare ombre poco utili in questa fase).

Un dettaglio emerso è relativo al processo che ha portato alla scelta dell’app. In un primo momento era infatti trapelato un processo dal quale sembrava aver avuto peso decisionale quasi esclusivo la task force “per la valutazione e l’adozione di tecnologie data driven”. La task force sembra però voler affermare una lettura differente della situazione, assumendosi la responsabilità dell’analisi delle app, ma non della scelta. Non è dunque nota la filiera esatta di confronti che ha portato alla vittoria di Immuni sulle altre app (“La task force ha valutato 319 proposte di soluzioni tecnologiche per il monitoraggio e 520 per la telemedicina“), ma quel che è noto è che la decisione non è firmata dalla task force. O almeno, questo è quel che esplicita la redazione del Ministero per l’Innovazione e la Digitalizzazione:

Nel rispetto della propria autonomia, l’Autorità Garante per la Protezione dei dati personali ha fornito indicazioni sulla tematica di competenza. Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione e il Ministro della Salute hanno individuato come possibile soluzione tecnologica l’app “Immuni”

Se volete provare e capire la logica o come è sviluppata un’app di contact-tracing potete vedere NoiApp, un’app open source che usa il codice e il protocollo scelto da Apple e Google, rispetta la Privacy e già esiste. Aspettiamo comunque che esca il codice dell’app Immuni per capire come funziona “sotto il cofano”.

Stay tuned…

Fonte: Punto Informatico

Michele Russo: Partenopeo, ingegnere Informatico. Lavoro come Software Engineer in Maggioli dal 2016 per l'area Portali, nello specifico JcityGov, portale per i servizi al cittadino. Amo tutto quello che contiene bit. La mia vita privata resta privata ;)
Related Post