Il colosso di Mountain View, dopo vari tentativi per essere al passo con gli altri social, deve arrendersi e chiudere definitivamente Google+.
Un pò come successo per Facebook (vedi scandalo Cambridge Analytica), anche G+ ha subito un problema di data leak. Infatti il Wall Street Journal riporta una notizia che afferma che dal 2015 al 2018 un bug nell’API, risolto nel marzo del 2018, abbia lasciato una porta aperta per sviluppatori terzi che quindi potevano accedere alle informazioni pubbliche e private degli utenti iscritti, nello specifico sono state rubate informazioni per circa 500.000 profili.
Il momento è complicato solo per Google+ o sta cambiando l’assetto della rete?
Nel frattempo, e ormai da alcuni anni, il successo di piattaforme “chiuse” come Whatsapp (e più in generale del cosiddetto “dark social”), soprattutto tra i giovanissimi, sembra essere un chiaro indizio che i social come li conosciamo siano prossimi all’estinzione, più che ad un semplice riassetto.
Lo stesso Facebook pian piano sta scomparendo dagli smartphone di molte persone, la molla che sta scatenando questa “epidemia” è dovuta a molteplici effetti. Tra i più giovani che preferiscono allontanarsi dai social globali per evitare occhi indiscreti di genitori, zii e nonni. Altri invece lasciano per molti episodi negativi scaturiti da usi impropri o illeciti della Rete, dalle molestie al bullismo, passando attraverso furti di dati e di identità, spam e violenze di vario genere.
Gli inizi dei social era un luogo usato dagli “smanettoni della Rete” per condividere e creare un network unico, infatti venivano sostituiti completamente i vecchi forum in favore di un unico calderone dove si poteva discutere di tutti gli argomenti. C’era gente curiosa, entusiasta e motivata ad utilizzarli per networking, per lavorare meglio, per creare nuove sinergie e opportunità, anziché per vomitare rabbia e frustrazione, come accade oggi.
Di recente Sir Tim Berners Lee, il padre del WWW, ha affermato che, a distanza di oltre 25 anni dalla sua nascita, il “web è ora un motore iniquità e divisione” usato per fini personali e spesso illeciti. Qualcosa di molto diverso dal World Wide Web che ha riscritto la storia delle relazioni umane e della conoscenza.
Io spero che questo cambiamento possa comunque lasciare il web un luogo democratico e non limitato o pilotato dalle lobby per i propri interessi. Ad Maiora semper WWW!!
MR