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Google+ è morto! Considerazioni sul riassetto dei social

Il colosso di Mountain View, dopo vari tentativi per essere al passo con gli altri social, deve arrendersi e chiudere definitivamente Google+.

Nata nel 2011, da altri progetti chiusi anch’essi da Google, il social di BigG non ha mai brillato ed è sempre rimasto all’ombra di Facebook. Che potesse prima o poi chiudere i battenti era assolutamente nell’aria e non stupisce più di tanto (c’è piuttosto chi si è stupito del fatto che questa piattaforma fosse ancora attiva), ma sul come e sui perché di questa decisione bisogna necessariamente interrogarsi. Intanto va detto che Google+ non chiude subito, ma nel 2019. Fino alla fine di agosto gli utenti potranno scaricare i propri contenuti e dire addio alla piattaforma in modo graduale. Poi G+ rimarrà attivo solo per le aziende, come piattaforma ad uso interno, come Facebook Workplace, e in fondo, il senso più alto di questo progetto è stato sin dall’inizio quello di favorire la collaborazione tra le persone. Ma non è questo il motivo della decisione di relegare G+ agli ambienti chiusi delle aziende e delle organizzazioni.

Un pò come successo per Facebook (vedi scandalo Cambridge Analytica), anche G+ ha subito un problema di data leak. Infatti il Wall Street Journal riporta una notizia che afferma che dal 2015 al 2018 un bug nell’API, risolto nel marzo del 2018, abbia lasciato una porta aperta per sviluppatori terzi che quindi potevano accedere alle informazioni pubbliche e private degli utenti iscritti, nello specifico sono state rubate informazioni per circa 500.000 profili.

Il momento è complicato solo per Google+ o sta cambiando l’assetto della rete?

Nel frattempo, e ormai da alcuni anni, il successo di piattaforme “chiuse” come Whatsapp (e più in generale del cosiddetto “dark social”), soprattutto tra i giovanissimi, sembra essere un chiaro indizio che i social come li conosciamo siano prossimi all’estinzione, più che ad un semplice riassetto.

Lo stesso Facebook pian piano sta scomparendo dagli smartphone di molte persone, la molla che sta scatenando questa “epidemia” è dovuta a molteplici effetti. Tra i più giovani che preferiscono allontanarsi dai social globali per evitare occhi indiscreti di genitori, zii e nonni. Altri invece lasciano per molti episodi negativi scaturiti da usi impropri o illeciti della Rete, dalle molestie al bullismo, passando attraverso furti di dati e di identità, spam e violenze di vario genere.

Gli inizi dei social era un luogo usato dagli “smanettoni della Rete” per condividere e creare un network unico, infatti venivano sostituiti completamente i vecchi forum in favore di un unico calderone dove si poteva discutere di tutti gli argomenti. C’era gente curiosa, entusiasta e motivata ad utilizzarli per networking, per lavorare meglio, per creare nuove sinergie e opportunità, anziché per vomitare rabbia e frustrazione, come accade oggi.

Di recente Sir Tim Berners Lee, il padre del WWW, ha affermato che, a distanza di oltre 25 anni dalla sua nascita, il “web è ora un motore iniquità e divisione” usato per fini personali e spesso illeciti. Qualcosa di molto diverso dal World Wide Web che ha riscritto la storia delle relazioni umane e della conoscenza.

Io spero che questo cambiamento possa comunque lasciare il web un luogo democratico e non limitato o pilotato dalle lobby per i propri interessi. Ad Maiora semper WWW!!

MR

Michele Russo: Partenopeo, ingegnere Informatico. Lavoro come Software Engineer in Maggioli dal 2016 per l'area Portali, nello specifico JcityGov, portale per i servizi al cittadino. Amo tutto quello che contiene bit. La mia vita privata resta privata ;)
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