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Dipendenza dal WEB e smartphone! Vediamo i dati

Ogni giorno una nuova ricerca, di un istituto, ci informa quanto stia cambiando il nostro modo di vivere con l’avvento di internet, e soprattutto con l’uso degli smartphone.

Questo nuovo trend fin ha avuto un effetto sulle vite di ognuno di noi, fin dai più piccoli: sicuramente i miei figli subiranno questa “influenza”, cerchiamo di capire come minimizzare.

Partiamo dai più giovani:

Non è possibile tornare indietro, ma la cosa che possiamo fare è utilizzare gli strumenti tecnologici con una consapevolezza diversa cominciando anche a monitorare quelli che sono gli effetti di un uso non regolamentato ed educato di questi mezzi e riportarli in un alveo corretto. Come accade nel mondo analogico, dove si insegnano ai figli a guardare ai pericoli con le attenzioni del caso, così si dovrebbe fare anche nel mondo digital.

(Daniele Grassucci, co-fondatore del portale Skuola.net)

Quella di  di Daniele Grassucci – cofondatore del portale Skuola.net è una dichiarazione estemporanea ma arriva durante la presentazione dell’ultima ricerca fatta dall’associazione nazionale Di.Te, che si occupa di tecno-dipendenze, realizzate con il supporto del portale per studenti (di cui Grassucci è anche direttore). Un lavoro spalmato su 23.166 giovani (oltre 9 mila i maschi, quasi 14 mila le ragazze) tra gli 11 e i 26 anni, che spalanca le finestre sull’utilizzo che gli under-30 fanno delle nuove tecnologie, ripercussioni sulla vita sociale e personale incluse.

I ragazzi, dati alla mano sono iperconnessi, soprattutto in alcune fasce di età. In media, rivela la ricerca dell’associazione tra gli 11 e i 26 anni spendono online tra le 4 e le 6 ore il 32,5% degli intervistatiPiù del 17% del campione resta connesso tra le 7 e le 10 ore. Supera le 10 ore quasi il 13% degli intervistati. Entrando nel dettaglio si nota che dagli 11 ai 14 anni circa il 12% delle femmine e il 10% dei maschi dichiarano di passare più di 10 ore al giorno online, la percentuale sale rispettivamente al 35% e al 20% intorno ai 26 anni. In tutte le fasce di età indagate, invece, emerge che controllare lo smartphone con una frequenza di 10 minuti è l’esigenza di circa il 40% dei ragazzi. Dichiara di farlo il 40% delle femmine e il 27,6% dei maschi tra gli 11 e i 14 anni, il 45,4% delle ragazze e il 38, 8% dei ragazzi tra i 15 e i 17 anni, il 46,8% delle giovani e il 38,1% dei loro coetanei dell’altro sesso tra i 18 e i 20 anni. Dai 21 ai 26, invece, iniziano a guardarlo quasi nel 30% dei casi, sia maschi sia femmine, con una frequenza intorno ai 30 minuti.

Tempo speso online ma a discapito della capacità di attenzione, che per gli esperti nel frattempo è drasticamente diminuita. Se fino a qualche anno fa durava anche più di 20 minuti, “oggi potremmo paragonarla a quelle di un pesce rosso, che riesce a stare concentrato per 9 secondi”, commenta Lavenia. Con un costo sulla vita di relazione: “Questi comportamenti, in alcuni casi compulsivi e che potrebbero evidenziare un ipercontrollo oltre che un’iperconnessione, hanno un prezzo elevatissimo: aumentano la distanza relazionale fra noi e gli altri.

Una cosa che da genitore mi preoccupa è: quanto mi racconteranno di quello che fanno in rete?

In media – esce dallo studio –  i ragazzi dichiarano di non farlo mai il 18,5% delle ragazze e il 20% dei ragazzi minorenni tra gli 11 e 17 anni. Nella stessa fascia di età, lo fa “ogni tanto” il 30% del campione, mentre solo il 20% coinvolge raramente  mamma e papà su quanto fa sui device. “Questa è una ricerca che abbiamo condotto insieme a Skuola.net su un ampio campione di ragazzi, ma nell’indagine precedente in cui abbiamo intervistato 1.000 adulti tra i 28 e i 55 anni e 1.000 giovani tra i 14 e i 20 anni abbiamo rilevato che nel 38% dei casi la risposta dei genitori ai figli che chiedono loro di parlare è “un attimo”. Spesso, rispondono così perché sono loro i primi a essere affaccendati sul loro smartphone”, riprende Lavenia per il quale «si dovrebbe iniziare a riparare a questi momenti che vengono percepiti dai figli come disconferme, disvalore. I ragazzi non si sentono importanti per i genitori e questo li fa chiudere in se stessi. La condivisione, così, verrà sempre più a mancare. Si deve stabilire un momento in famiglia in cui tutti i telefoni e tutti gli strumenti digitali che possono avere una connessione rimangono spenti o silenziosi senza vibrazioni o distrazioni di sorta. In quel tempo si parla, si discute, ci si confronta. Un’altra cosa a cui noi dell’Associazione Di.Te. ci stiamo interessando da tempo sono i Disconnect Day, momenti nelle città in cui per qualche ora le famiglie depositano il cellulare e fanno attività che li riportino a sensazioni legate al corpo e all’ascolto degli altri. Oggi, quest’aspetto è pressoché assente in alcune realtà». Se poi si chiede ai ragazzi tra gli 11 e i 17 anni se i genitori controllano le loro attività online, quasi il 50% di loro dice di no. “L’avvento del digitale ha avuto un’evoluzione molto veloce, bisognerebbe lavorare anche sulla consapevolezza di quelli che sono i rischi di un uso non equilibrato. Sia per i ragazzi sia per gli adulti”, avverte Daniele Grassucci.

Arriviamo ora ai più piccoli

8 bimbi su 10 tra 3 e 5 anni sanno usare il cellulare dei genitori, e mamma e papà sono spesso troppo permissivi dal momento che il 30% dei genitori usa lo smartphone per distrarli o calmarli già durante il primo anno di vita, il 70% al secondo anno. Comportamenti errati e poco salutari per i piccoli, avverte il presidente della Società italiana di pediatria (Sip) Alberto Villani, che accoglie quindi con favore l’annuncio da parte del colosso cinese Tencent di introdurre nuovi sistemi per limitare l’uso dei giochi per i più giovani. “Un eccessivo tempo di ‘connessione’ – avverte Villani – può infatti causare svariati danni, dai problemi del comportamento e apprendimento ad una riduzione della sfera immaginativa del bambino; ma vari sono anche i danni fisici, con il rischio di problemi alla vista, all’udito, al ritmo del sonno, fino all’eccesso di sedentarietà collegato all’obesità”. Eppure, sottolinea, “i genitori spesso non sono consapevoli dei rischi per la salute psicofisica di un utilizzo precoce dei dispositivi digitali: se ne parla ancora troppo poco e solo il 29% dei genitori chiede consiglio ai pediatri”. Per questo, la Sip si è espressa con un documento ufficiale sull’uso dei media device (cellulare, smartphone, tablet, pc) nei bambini da 0 a 8 anni di età, evidenziando delle raccomandazioni precise: no a smartphone e tablet prima dei due anni, durante i pasti e prima di andare a dormire; limitare l’uso a massimo 1 ora al giorno nei bambini di età compresa tra i 2 e i 5 anni e al massimo 2 ore al giorno per quelli di età compresa tra i 5 e gli 8 anni; si sconsigliano inoltre programmi con contenuti violenti e soprattutto l’uso di telefonini e tablet per calmare o distrarre i bambini. ‘No’, dunque, conclude Villani, “al cellulare ‘pacificatore’, per tenera e bada i piccoli. Si, invece, all’utilizzo di applicazioni di qualità da usare insieme ai genitori”.

Fonte: repubblica.it

Michele Russo: Partenopeo, ingegnere Informatico. Lavoro come Software Engineer in Maggioli dal 2016 per l'area Portali, nello specifico JcityGov, portale per i servizi al cittadino. Amo tutto quello che contiene bit. La mia vita privata resta privata ;)
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